Beauty Talk: Gaia di @normalizenormalhome, e la voglia di normalità sui social
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La normalità sui social è un concetto relativo: gli instagrammer ci hanno abituati a set iperrealisti, volti piallati, colazioni perfettamente romantiche sullo sfondo dei tetti parigini, tanta pampas e tante ortensie. Lo sa bene Gaia Spizzichino, che lo scorso settembre ha pensato di dedicare all’argomento una pagina Instagram dove ironizzare e normalizzare appunto, sull’estetica dei social. È nata così @normalizenormalhomes, di cui lei è main contributor. Inaspettatamente la sua idea ha iniziato a raccogliere consensi e successo, andando a catturare quel sentimento di perplessità e frustrazione che alcune immagini possono generare, per trasformarlo in un inno alla normalità. E così accanto all’ironia sui bagni stracolmi di piante (ma come faranno a usarli?) e al minimalismo delle case prive di oggetti, c’è il contraltare dell’onnipresente stendino casalingo che, se vivete in un monolocale, di sicuro conoscete bene.
Qui è dove lei ci racconta un lato inedito di sé, che dai social non traspare. Lanciando anche un messaggio molto importante di accettazione.
Se dovessi descriverti in poche parole, chi è Gaia?
«Una persona ordinaria vittima di Pinterest e degli alti standard proposti dai social media, Instagram in particolare, che ci prova e ci riesce solo raramente, ma che è felice così».
Il profilo è nato da pochissimo ma la sua idea vincente ha catturato in poco tempo migliaia di persone stanche dell’estetica finta di Pinterest: come ti è venuta l’idea?
«Per caso, un giorno ho pubblicato dei contenuti in stile “normalize” sul mio profilo privato e hanno riscosso molto successo tra i miei amici, al punto che una di loro mi ha suggerito di creare un profilo dedicato».
Cosa ami e cosa odi dei social?
«Amo che ci tengano compagnia come mai era successo prima, che siano una finestra sul mondo e sugli altri, che anche rimanere in contatto con le persone della tua vita è impegnativo e i social in questo accorciano tutte le distanze e semplificano. Odio che siano diventati anche un terreno di sfogo e frustrazioni con modalità spesso non accettabili».
Che rapporto hai con la bellezza e il tuo corpo?
«Un rapporto difficilissimo, come tante donne. Non mi sono apprezzata per anni, ho sofferto di disturbi alimentari e solo recentemente soprattutto grazie al supporto terapeutico ho trovato un equilibrio. Ecco questo lo voglio dire a chiunque leggendo si riconosca in queste parole, le cose possono migliorare».
Che tipo di pelle hai?
«Mista a tendenza grassa sulla zona T».
Ultimo prodotto beauty scoperto?
«La luce liquida dell’Estetista Cinica che purtroppo non è in foto perché ho terminato. E dalla mia faccia si vede. La miglior scoperta di sempre».
Quando vuoi rilassarti…
«Scrollo Instagram come tutti, no? ».
Profumo preferito…
«La Tulipe Byredo della rubrica Anche i ricchi. Ogni volta che lo compro penso che sono impazzita e che non posso permettermelo. Poi però dura per mesi e mi dimentico del trauma».
Da chi ti fai ” influenzare” quando si tratta di bellezza?
«Da nessuno in particolare perché si tratta di acquisti troppo soggettivi. Lo dico sempre anche alla mia community, non usate una crema perché la uso io, magari su di voi non è adatta. Sono la peggiore influencer della storia».
Prossimo desiderio beauty da realizzare?
«Il mio sogno nel cassetto si chiama microblading. Ma ho paura di un risultato troppo posticcio».
Hai mai provato la medicina estetica? Cosa ne pensi?
«Avendo il terrore di aghi e dolore la motivazione dev’essere molto forte. Ho provato il laser per attenuare alcune cicatrici dal viso, è stato doloroso ma utile. Non escludo in futuro di fare altro, al momento non ne sento la necessità».
Indirizzo beauty del cuore?
«La mia estetista di Roma, Stefania di Moonlight S&F, mi ha vista crescere, le sono affezionata e quando torno cerco sempre un pretesto estetico per andare a salutare lei e Federica. ».
Cosa ti ha insegnato la Pandemia?
«Che da sole si possono fare molte cose, ma se le fa un/una professionista è meglio.
Infine, se la tua skincare avesse un sottofondo musicare sarebbe…
«Girl, you’ll be a woman soon».
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